Il Medioevo islamico tra conservazione ed innovazione
Baghdad traduce, Cordova illumina, l’Europa apprende
di Ing. Ahmed El Fauti
Ingegnere matematico
Baghdad traduce, Cordova illumina, l’Europa apprende
di Ing. Ahmed El Fauti
Ingegnere matematico
Correva l'anno 2011. Quel giugno rimase indelebile nella mia memoria: da lì a poco si sarebbe concluso il mio percorso liceale con l'ultimo esame orale. Mi presentai alla commissione con una tesi dal titolo "Figlio del tuo grembo e della tecnologia", ispirata alle primavere arabe, con un'attenzione al ruolo storicamente peculiare che ebbe la tecnologia dei social network nel dare voce ai popoli e nel coordinare le rivolte popolari.
Non poteva mancare un riferimento agli algoritmi che governano quei social e al loro antico ispiratore, il cui nome sopravvive nella parola stessa algoritmo: Al-Khwarizmi (780-850 d.C). La sua figura è sconosciuta ai più, anche se la sua eredità vive oggi -a distanza di 1100 anni- nei sistemi di calcolo, nei motori di ricerca e, soprattutto, nel cuore dell'intelligenza artificiale.
Al-Khwarizmi fece di Baghdad la sua casa e il fulcro della sua attività intellettuale. La città, infatti, si trovava sotto il dominio della dinastia abbaside proprio nel periodo del suo massimo splendore, grazie ai califfi Harun al-Rashid (786-809) e a suo figlio al-Ma'mun (813-833). Entrambi credettero profondamente nel valore della ricerca scientifica al punto da fondare la "Casa della Saggezza" (Bayt al-Hikmah). Essa fu non solo la più grande biblioteca del mondo arabo-islamico, con opere in greco, persiano, ebraico e sanscrito, ma anche una vera e propria università d'eccellenza, dove studiosi di ogni provenienza si recavano per accrescere il loro sapere.
Grazie all'imponente attività di traduzione di testi in lingua araba, la Casa della Saggezza non solo preservò il patrimonio intellettuale delle civiltà antiche, ma ne rese possibile anche la diffusione nell'Europa attraverso la Spagna islamica (Al-Andalus, sotto la dinastia omayyade, 929-1030). Le opere tradotte venivano infatti copiate e trasportate lì da studiosi, viaggiatori o mercanti, per poi essere tradotte dall'arabo al latino e rese accessibili agli studiosi europei. Questo processo contribuì alla nascita delle università medievali ed influenzò il successivo pensiero rinascimentale.
Al-khwarizmi visse in questo vivace contesto culturale, e poté contare sul pieno sostegno del governante per condurre le sue ricerche originali e l'attività di traduzione. Pubblicò tre libri fondamentali:
Liber algebrae et almucabala (titolo originale: Al-kitab al-mukhtasar fi hisab al jabr wal muqabala). Questo testo, tradotto in latino da Roberto di Chester (Spagna, attorno al 1145), ha dato origine al termine "Algebra". In esso Al-Khwarizmi gettò le basi dell'algebra, la disciplina che studia le incognite da determinare (la "x"). Propone per la prima volta una soluzione alle equazioni lineari e quadratiche nelle loro diverse tipologie, presentando una sequenza di istruzioni deterministiche, finite e ripetibili, cioè un algoritmo.
Egli si può considerare un matematico applicato, in quanto la sua ricerca non si limitò ad esporre soluzioni a problemi astratti, ma affrontò problemi concreti legati all'eredità, al commercio e alle misurazioni.
Algoritmi de numero Indorum (titolo originale: Kitab al-Jam‘ wa al-Tafriq bi-ḥisab al-Hind). In questo libro Al-khwarizmi introdusse per la prima volta in Europa il sistema numerico in base 10, sostituendo la numerazione romana, poco adatta alle operazioni matematiche. Venne anche adottato il numero "zero" ereditato dalla matematica indiana. Grazie a quest'opera, l'Europa conobbe e adottò i numeri arabi.
Kitab surat Al Ard (libro sulla forma geometrica della terra). Si tratta di un'opera di cartografia in cui Al-Khwarizmi presentò una mappa del mondo, indicando con precisione le coordinate geografiche di città, mari e montagne. Apportò inoltre correzioni alle mappe di Tolomeo e calcola con maggiore accuratezza il meridiano terrestre.
I contributi di Al-Khwarizmi furono determinanti per lo sviluppo della scienza occidentale. Basti pensare che il concetto di algoritmo, introdotto da lui come procedura risolutiva, è alla base dell’informatica moderna. Nel 1936 Alan Turing definì la sua celebre "Macchina di Turing", un modello teorico di macchina in grado di eseguire qualsiasi algoritmo formalmente descritto, cioè espresso in modo logico, sistematico e preciso. In altre parole: Al-Khwarizmi ha introdotto l’idea dell’algoritmo come metodo risolutivo, mentre Alan Turing ha dimostrato che tale metodo può essere eseguito da una macchina.
Il Medioevo islamico non si distinse solo per i contributi in ambito matematico e scientifico, ma anche filosofico. Una figura di spicco fu Averroè, nome latinizzato del filosofo andaluso Ibn Rushd (1126 - 1198), nato a Cordova, nella Spagna islamica (Al Andalus). Come molti intellettuali del mondo islamico del tempo, fu un polimata: studiò giurisprudenza e teologia islamica, ma anche filosofia, medicina, astronomia, logica e matematica. Grazie alle traduzioni pervenute alla biblioteca di Cordova dalla Casa della Saggezza di Baghdad, poté accedere a quasi tutte le opere di Aristotele: i libri di logica (Organon), Metafisica, etica e politica, e il De Anima.
Scrisse numerosi commentari in cui spiegava ed interpretava il pensiero di Aristotele, integrandolo con approfondimenti originali. Ciò gli valse il titolo di "Il Commentatore" per eccellenza del filosofo greco. Il suo impatto fu notevole: l'Occidente conobbe Aristotele proprio attraverso i suoi commentari, grazie alle traduzioni dall'arabo al latino effettuate da Michele Scoto nel XIII secolo.
Ibn Rushd ebbe un'enorme influenza sia nel mondo islamico, dove sostenne la conciliazione tra fede e ragione, sia in quello cristiano. Tommaso d'acquino, massimo esponente della scolastica, studiò i suoi commentari per comprendere la logica aristotelica, utilizzandola come fondamento per strutturare la teologia cristiana. Egli svolse così un ruolo decisivo di intermediario tra la filosofia greca e il pensiero cristiano medievale: interpretò e trasmise il pensiero di Aristotele, ispirò i filosofi europei e contribuì alla formazione del metodo scolastico. In altre parole: Baghdad traduce, Al Andalus interpreta ed arricchisce.
In conclusione, diversi elementi caratterizzarono il Medioevo islamico. In primo luogo, la straordinaria apertura verso le culture del passato, le cui opere furono tradotte, studiate e tramandate da Oriente ad Occidente. A tal proposito, il fisico Pakistano Abdul Salam, premio Nobel per la fisica nel 1979, diceva: «Una volta tanto si può parlare di incontro e non di scontro di civiltà». In secondo luogo, gli intellettuali dell'epoca erano versati tanto nelle scienze quanto nella religione. Molti di loro ricevettero una solida educazione religiosa, e godevano del pieno sostegno dei governanti. La ragione di ciò risiedeva nell'assenza di conflittualità tra scienza e religione: non vi furono episodi analoghi a quello di Galileo.
Conclusi poi il mio ultimo esame orale al liceo, ma da quel giorno rimase viva quell'ambizione all'eccellenza.
AUTORE:
Ing. Ahmed El Fauti
Ingegnere matematico