Lavorare nella finanza islamica
L'esperienza di un italiano a Dubai
di Ruggiero Lomonaco
Investment Banker presso Rasmalla Investment Bank
di Ruggiero Lomonaco
Investment Banker presso Rasmalla Investment Bank
Assalamualaykum
Il mio nome è Ruggiero Lomonaco, e da 30 anni lavoro nella finanza Islamica. Vivo a Dubai dal 2009, ma in realtà ho avuto una base lavorativa in questa città sin dal 1998, quando cominciai a lavorare con la divisione di finanza Islamica di HSBC, una degli istituti finanziari più grandi al mondo.
In questo blog, vorrei raccontarvi della mia esperienza professionale e fare delle considerazioni sull'applicazione pratica dei concetti di finanza Islamica nel contesto Italiano.
Cominciamo da come ho scoperto questo settore e come sono riuscito ad inserirmi.
Correva l'anno 1995 e, fortuitamente venne inaugurata la Grande Moschea di Roma proprio vicino a casa mia. Poiché stavo considerando la possibilità di convertirmi all'Islam, cominciai a frequentare delle lezioni serali al centro Islamico e, discutendo con un amico, venni a conoscenza delle proibizioni dei prestiti con interessi nella Shariah.
Essendo neolaureato in Economia e Commercio, ed avendo appena superato l'esame di abilitazione alla professione di Dottore Commercialista, capii che lavorare nel settore della finanza Islamica era il mio destino.
È così che cominciò la mia avventura, che mi portò prima in Malesia, poi a Londra ed infine a Dubai, che divenne la base per viaggiare e operare un po' in tutto il mondo Islamico.
Ma cos'è questa finanza Islamica?
In sintesi, è un settore della finanza globale che permette a risparmiatori ed investitori di mettere a disposizione i loro capitali ad altri consumatori, aziende, investitori e Stati con dei meccanismi "halal". In altre parole, invece di prestare soldi a interesse, si praticano dilazioni di pagamento a TAEG fisso, ci si accorda su locazioni immobiliari e si partecipa al rischio d'impresa. Attività che vengono considerate "haram" o "macroh", per esempio produzione e vendita di bevande alcoliche, non possono essere finanziate.
Va detto che l'idea originaria di un sistema finanziario che elimini o riduca fortemente l'indebitamento è ancora molto lontana. Le banche Islamiche, infatti, operano sotto la supervisione delle banche centrali, che sono preoccupate della stabilità del sistema finanziario, e sono fortemente limitate nelle modalità in cui possono finanziare consumatori ed imprese. Quasi mai si assumono il rischio economico, richiedendo piuttosto che i capitali prestati vengano restituiti a scadenze precise.
Negli ultimi 30 anni, all'interno del settore della finanza Islamica è emerso un settore di gestione del risparmio che, al pari della finanza tradizionale, previlegia l'uso di fondi comuni di investimento (pubblici e privati). I fondi, a differenza delle banche, hanno oggetti di investimento più variegati e possono assumersi rischi economici, come il rischio d'impresa.
Per esempio, io gestisco un fondo immobiliare che mi permette di acquistare immobili commerciali e metterli a disposizione di imprese con locazioni ultradecennali. In questo modo, l'impresa, invece di acquistare direttamente l'immobile con un mutuo ipotecario, commissiona la costruzione al mio fondo, che a sua volta lo rende disponibile all'azienda per condurvi la propria attività.
Alla scadenza del contratto di locazione, l'azienda non ha alcun obbligo nei confronti del fondo, che dovrà a quel punto vendere o affittare nuovamente l'immobile, assumendosi il rischio di svalutazione.
Quali sono le condizioni per lo sviluppo della finanza Islamica in Italia?
Certamente, con la crescita della comunità Islamica in Italia, si potrebbe considerare la creazione di un istituto specializzato, come è successo in Inghilterra.
Recentemente ho discusso di questo progetto con il Professore Pietro Paolo Rampino, che ha insegnato finanza Islamica alla Luiss ed ha esplorato a lungo questa possibilità.
La mia impressione è che le condizioni ormai ci siano, se non per la creazione di una banca Islamica, almeno per la creazione di un fondo comune di investimento Islamico. Creare una banca Islamica in Italia comporterebbe un iter burocratico troppo complicato, soprattutto in un momento in cui la priorità dell'autorità di vigilanza è la consolidazione del settore bancario (in Italia ci sono troppe banche).
Al contrario, un fondo comune di investimento Islamico potrebbe essere lanciato senza dover chiedere nessuna deroga della normativa vigente in materia di gestione del risparmio. Il fondo dovrebbe autoimporsi la proibizione di non pagare o ricevere interessi, cosa molto semplice (basta non prendere soldi in prestito ed accordarsi con la banca depositaria su un conto corrente a tasso zero). Inoltre, il fondo si autoimporrebbe dei limiti su quali attività finanziarie perseguire, evitando quelle che sono proibite dalla Shariah.
Quali potrebbero essere le priorità del fondo Islamico Italiano?
Considerato che la comunità Islamica è molto giovane, ritengo che il fondo dovrebbe innanzitutto focalizzarsi sul finanziamento della prima casa, che è una priorità fondamentale.
In seguito, il fondo potrebbe finanziare piccole o medie imprese, soprattutto quelle faticano ad accedere al credito bancario, ma anche quelle di proprietà di imprenditori che vogliono ridurre o eliminare del tutto l'esposizione bancaria o a società finanziarie che praticano tassi al limite dell'usura.
Infine, il fondo potrebbe finanziare la costruzione o il restauro di strutture pubbliche, come scuole e ambulatori, o addirittura centri polifunzionali come palazzetti dello sport e centri culturali.
In generale, ritengo che il fondo debba agire in modo prudente e puntare su investimenti che generino un reddito nell'immediato futuro, così da rappresentare una fonte di reddito integrativo per gli investitori.
È importante a riguardo chiarire che i fondi Islamici non sono ad uso esclusivo della comunità islamica. Il carattere "islamico" si riferisce unicamente al modus operandi del fondo, come sopra spiegato. La sottoscrizione di quote e l'utilizzo dei capitali è necessariamente un processo inclusivo, aperto ad individui e istituzioni di qualsiasi confessione (o anche senza confessione).
Se proprio volessimo dare un elemento distintivo del fondo islamico, questo sarà nella trasparenza e onestà del team di gestione, che opererà nel segno dei più nobili principi morali.
AUTORE:
Ruggiero Lomonaco
Investment Banker presso Rasmalla Investment Bank