di Dott.ssa Sarah Abd El Monem
Psicologa
Mi chiamo Sarah Abd El Monem e sono psicologa, tramite questo articolo voglio analizzare questo importante tema con tutti voi, in nostro aiuto ci saranno le riflessioni raccolte durante il secondo aperitivo di Promus. Ho avuto occasione di tenere il workshop sul tema e questa è stata la domanda che ho posto ai professionisti che hanno aderito al tavolo tematico.
Tra i partecipanti hanno assistito studenti universitari e professionisti di seconda generazione, che già durante il primo aperitivo di Promus avevano espresso la loro perplessità e difficoltà ad ottenere un’efficace work life faith balance in Italia, proprio per via dei valori unici di questa prima generazione dall'identità meticcia a cui poche organizzazioni e imprese sono preparate.
Tramite il workshop è emerso che se si parla di work life balance, ci si riferisce alla capacità di bilanciare la sfera professionale e personale. Le barriere che maggiormente si osservano e che impediscono un equilibrio adeguato e adatto alle seconde generazioni sono correlate ai valori religiosi e familiari: ad esempio, tantissimi professionisti musulmani durante le ore lavorative non riescono ad ottenere né uno spazio né il tempo da dedicare alla preghiera quotidiana, manifestando senso di colpa, inadeguatezza, irritabilità e frustrazione. Mentre diverse professioniste musulmane per via degli orari e/o i turni lavorativi richiesti possono trovarsi di fronte a un bivio: o rinunciare a una parte della propria rappresentazione identitaria (ovvero alla carriera), o privarsi del tempo da dedicare a sé o alla famiglia.
Tutti questi elementi portano i professionisti a sviluppare disturbi di ansia, del sonno e insoddisfazione della propria vita.
Tutte le emozioni spiacevoli se vengono mal gestite portano l'individuo a uno stato di stress. Siamo abituati ad associare lo stress ad una condizione negativa, in realtà può essere molto utile per impegnarsi a trovare strategie utili a risolvere situazioni complicate.
Il problema inizia a porsi se la situazione per cui si è in allerta si prolunga. Dunque, l'obiettivo di ottenere il proprio work life balance diviene distante e questo genera nell'individuo difficoltà di concentrazione, disturbi di ansia, sintomi di burn-out, scarse capacità mnemoniche e disturbi dell'umore.
Si, assolutamente!
Infatti, durante il workshop si è riflettuto insieme sugli ingredienti fondamentali per migliorare il proprio equilibrio:
stabilire le proprie priorità e i propri obiettivi aiuta a ridurre l'ansia da improduttività;
concentrarsi su un'attività alla volta evita il sovraccarico cognitivo;
stabilire i confini aiuta a gestire la sfera lavorativa e la sfera personale in modo indipendente, senza che l'una sia fusa con l'altra;
tenere traccia del proprio tempo per consapevolizzare se ci si dedica a un'attività in modo smisurato o insufficiente;
riconoscere i propri limiti e manifestare disapprovazione quando si sa che un'attività può provocare malessere psicofisico;
fare della propria religione uno stile di vita può aiutare ad alimentare la resilienza.
Ogni individuo risponde in modo differente alle situazioni stressanti utilizzando le strategie di coping, ovvero tramite l'attuazione di strategie di risoluzione si ricerca la modalità idonea alle proprie esigenze personali per potersi adattare con successo alle richieste dell'ambiente circostante.
Secondo gli psicologi Lazarus (1974) e Folkman (1984) ci sono due categorie di strategie, tuttavia esse possono assumere una valenza funzionale oppure disfunzionale:
strategia focalizzata sul problema: l'individuo esamina le sue risorse e le sue capacità e decide di agire per risolvere direttamente problema ;
strategia focalizzata sulle emozioni: l'individuo tenta di regolare le emozioni spiacevoli che un evento può aver provocato con lo scopo di alleviarle.
Durante lo scambio tra i partecipanti del workshop è spiccato che per i professionisti di seconda generazione i valori e i principi religiosi possono essere fattori di protezione e strumenti di cui poter usufruire per affrontare eventi stressanti e salvaguardare il proprio benessere psicologico e mentale.
Diventa quindi importante sviluppare parallelamente alle conoscenze e competenze lavorative anche quelle spirituali e religiose, queste ultime sono a tutti gi effetti uno strumento efficace per trovare una chiave di lettura sana e concreta al tema del life work faith balance.
Dott.ssa Sarah Abd El Monem
AUTORE:
Dott.ssa Sarah Abd El Monem
Psicologa. Consulenze e sostegno psicologico in lingua italiana e araba.